di Filippo Montesi, Responsabile Area Formazione e Capacity Building – Human Foundation.
Il conto alla rovescia per l’Agenda 2030 si fa incalzante: mancano meno di cinque anni e gli avanzamenti verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) restano gravemente insufficienti a livello globale. Questa urgenza è stata al centro del dibattito in occasione del Decennale di Social Value Italia, la rete nazionale sulla misurazione del valore sociale, tenutosi il 16 ottobre a Napoli. Il tavolo di lavoro ha beneficiato delle prospettive e delle esperienze di Giulio Lo Iacono (Segretario Generale di ASviS), Martina Magnano (Responsabile ESG di Isola Catania), Francesco Tomaiuolo (CEO di Arpinge Natural Capital) e Anna Voltolini (Segretaria Generale di Social Impact Agenda per l’Italia).
Lo stato di salute degli SDG in Italia
Dall’introduzione fatta da Giulio Lo Iacono (ASviS) emerge un quadro preoccupante per l’Italia, dove il percorso verso il 2030 è in netto rallentamento. Secondo i dati ASviS (2025), si registrano:
- Arretramento per 6 Goal Cruciali: Si osserva una regressione per: Goal 1 (Povertà), Goal 6 (Acqua Pulita), Goal 10 (Disuguaglianze), Goal 15 (Vita sulla Terra), Goal 16 (Pace e Istituzioni Solide) e Goal 17 (Partnership).
- Stabilità Quasi Stagnante per 4 Goal: Sostanziale stallo, con incrementi minimi (meno di cinque punti in 14 anni), per Goal 2 (Fame), Goal 3 (Salute), Goal 9 (Innovazione e Infrastrutture) e Goal 11 (Città Sostenibili).
- Miglioramento per 6 Goal: Sebbene con ritmi differenziati, si è registrato un progresso per Goal 4 (Istruzione), Goal 5 (Parità di Genere), Goal 7 (Energia Pulita), Goal 8 (Lavoro Decente), Goal 13 (Clima) e Goal 14 (Vita Sott’acqua).
- Forte Aumento per 1 Goal: Solo il Goal 12 (Economia Circolare) mostra un robusto incremento.
La crisi finanziaria e la “ritirata” politica
La crisi climatica e sociale si scontra con una doppia sfida: un deficit di investimenti e un indebolimento del quadro normativo europeo.
Anna Voltolini (SIA) ha evidenziato la vasta lacuna di investimenti a livello internazionale, stimata in oltre 4 trilioni di dollari l’anno per colmare il divario di sostenibilità. Un valore che, seppur elevato, è potenzialmente colmabile, considerando che il volume complessivo delle masse finanziarie globali supera i 200 trilioni di dollari (Fonte: UNCTAD, 2024).
Il cammino della sostenibilità è oggi ostacolato anche da una preoccupante ritirata delle istituzioni europee rispetto alle norme ambientali e sociali. Sotto la spinta di gruppi di interesse, si osserva un restringimento del campo e dei criteri di applicazione di direttive fondamentali, come per esempio osserviamo nel caso dei cosiddetti “Pacchetti Omnibus”, che hanno proposto l’alleggerimento e il rinvio degli obblighi di sostenibilità (i.e., CSRD per la rendicontazione e CSDDD per la due diligence); oppure della doppia procrastinazione del regolamento europeo sul monitoraggio delle foreste (ora rinviato al 31 dicembre 2026).
Come chiosa Lo Iacono, vi è l’illusione che “levando il termometro la febbre non esista più”, una forma di negazionismo che rischia di ignorare la profonda crisi ambientale e sociale in atto. Se da un lato l’eccesso normativo ha generato una certa “ESG fatigue” negli operatori, la soluzione non è l’arretramento, ma l’adozione di un approccio più strategico.
Oltre la compliance: strategia, governance e impatto
Per superare l’ondata di scetticismo e la paralisi normativa, la risposta è un cambio di approccio: uscire dalla mera compliance per abbracciare una dimensione strategica dell’impatto positivo. Recenti studi, come il “Beyond ESG” di McKinsey, confermano l’urgenza di uscire da un approccio di sola compliance, evidenziando che 89 grandi aziende intervistate hanno incrementato le misurazioni di KPI ESG mediamente del 30% tra il 2018 e il 2023, monitorando in media ben 100 indicatori.
Le piste di lavoro emerse dal tavolo di Social Value Italia per un approccio strategico includono:
- Superamento della frammentazione: integrare i processi decisionali (tra chi raccoglie i dati e chi elabora la strategia);
- Integrazione delle metriche d’impatto: inserirle stabilmente nei processi di gestione e strategia aziendale;
- Trasparenza e Narrativa: coinvolgere gli stakeholder nella definizione della “materialità” dell’impatto e comunicare in modo chiaro le implicazioni positive della sostenibilità.
Nonostante le difficoltà, il mondo finanziario e imprenditoriale offre esempi incoraggianti che dimostrano come la sostenibilità possa essere un motore generativo di valore.
Arpinge S.p.A., su mandato delle casse previdenziali professionali, ha creato un veicolo di investimento nell’economia reale con una prospettiva di lungo periodo. Da questa esperienza è nata successivamente Arpinge Natural Capital, un veicolo finanziario focalizzato sugli investimenti per il ripristino dell’ambiente, in particolare delle foreste. L’esperienza di Arpinge evidenzia la centralità dell’analisi di materialità e del coinvolgimento degli stakeholder sui territori, dimostrando come gli investimenti a lungo termine e a impatto possano allinearsi con le strategie di valore delle casse previdenziali.
Isola Catania, un’impresa sociale, ha assunto l’Agenda 2030 come riferimento strategico, ponendo gli stakeholder al centro. Opera come un centro che genera opportunità per talenti e startup, contrastando lo spopolamento locale e favorendo la crescita inclusiva e la transizione ecologica nel Sud Italia attraverso spazi di coworking e piattaforme di collaborazione.
Queste realtà dimostrano che l’integrazione della sostenibilità, supportata da una rigorosa misurazione dell’impatto, è una leva strategica per la creazione di valore duraturo, anche in un panorama politico incerto.
La guida per il futuro: SDG Impact Standards
Di fronte a questa situazione critica, la misurazione d’impatto sociale e ambientale è cruciale. Non si tratta solo di quantificare i progressi (o le regressioni) sugli SDG, ma di trasformare la misurazione in uno strumento strategico per identificare opportunità e rischi nella gestione degli impatti ambientali e sociali.
In questo contesto, gli SDG Impact Standards, sviluppati da UNDP in collaborazione con Social Value International, si pongono come una guida fondamentale. Questi standard mirano a traghettare enti profit e non profit verso una transizione cruciale: da un approccio meramente incentrato sugli indicatori a uno focalizzato sulla gestione strategica dei dati sull’impatto. L’obiettivo è integrare impatto e sostenibilità in strategia, governance e management in modo accountable e trasparente.
Gli SDG impact standard possano quindi rappresentare un’opportunità concreta di lavoro e collaborazione tra le nostre organizzazioni per trasformare la sostenibilità da mero adempimento a generatore di valore, superando l’attuale impasse della compliance. La strada per il 2030 è in salita, ma esistono gli strumenti e le intelligenze per accelerare la transizione giusta.
Filippo Montesi
Filippo Montesi è Senior Advisor in Human Foundation, già Segretario Generale di Social Impact Agenda per l’Italia. Laureato in Economia dello Sviluppo e in International Business, rispettivamente all’Università di Firenze e all’Università Pompeu Fabra, è appassionato ed esperto di metodi e strumenti di valutazione, con una specializzazione nel metodo SROI.
Ha realizzato e coordinato numerose attività di valutazione d’impatto di progetti d’innovazione sociale per investitori e imprese sociali, lavorando, fin dall’inizio della sua carriera, con diverse organizzazioni internazionali, tra cui UNCTAD, FAO, UNDP, nella progettazione, gestione e valutazione di progetti e programmi in Europa, America Latina e Caraibi Ad oggi, è l’unico practitioner e formatore SROI accreditato da Social Value International in Italia.
SDGs e finanza a impatto: le risorse SIA
𝐒𝐈𝐀 𝟐𝟎𝟑𝟎 è il 𝐛𝐥𝐨𝐠 di Social Impact Agenda per l’Italia sulla 𝐅𝐢𝐧𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐚 𝐈𝐦𝐩𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐠𝐥𝐢 𝐒𝐃𝐆𝐬.
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