di Paolo Venturi, AICCON-Università di Bologna
Osservando il contesto politico e socio-economico attuale, è naturale prendere atto degli evidenti segni di debolezza delle istituzioni nell’avviare i cambiamenti necessari per una transizione sostenibile e inclusiva. Da questa semplice osservazione nasce la necessità e l’urgenza di creare un vero “clima contributivo”: ognuno di noi è chiamato a partecipare attivamente, condividendo idee e soluzioni innovative. Quest’anno abbiamo scelto di mettere le “regole del gioco” che governano le scelte economiche e sociali, al centro delle Giornate di Bertinoro, dall’11 al 12 ottobre.
Alimentare trasformazioni buone in tempo di transizione
La capacità di un Paese di superare le proprie crisi dipende, infatti, dall’azione corale di tutti gli attori coinvolti, compreso il cosiddetto Terzo Pilastro, come sottolineato dall’economista Raghuram Rajan. È tempo di superare l’immobilismo che troppo spesso frena il cambiamento, mettendo in campo risposte diverse da quelle che oggi dominano il dibattito pubblico: ricette individualistiche o basate esclusivamente sul potere salvifico della tecnologia. Solo un’azione collettiva, fondata su alleanze di scopo, può alimentare trasformazioni buone in un tempo di transizioni.
Sebbene ci siano segnali di speranza per il futuro, sembra prevalere una rassegnazione diffusa, come rilevato dal Censis, che descrive l’Italia come una “terra di sonnambuli”, paralizzata da paure e incertezze. Una sindrome che può essere curata solo con una parola: fiducia. La fiducia è l’elemento che trasforma le relazioni e rende possibile il cambiamento. La mancanza di fiducia non è solo un impoverimento sociale, ma è alla base delle nuove disuguaglianze e dei comportamenti opportunistici, impedendo così di costruire una visione di lungo termine. La speranza, come diceva Cicely Saunders, “ha bisogno di qualcuno che faccia accadere le cose”. È un invito a prendere in mano il futuro, a passare dall’attesa all’azione.
Viviamo in un’epoca di paradossi: benessere senza felicità, crescita economica senza sviluppo, contatti senza vere relazioni. Queste contraddizioni crescenti, invece che alimentare lo spirito cooperativo, rischiano di far crescere il misoneismo e un istinto di conservazione. Ma la storia ci insegna che le vere trasformazioni nascono dal basso. Il riformismo e l’innovazione sociale in Italia hanno creato nuovi modelli di welfare e di economia, riconosciuti per il loro valore. Grazie a questa spinta contributiva, oggi disponiamo di una ricchezza di pratiche che raccontano nuove possibilità. Tuttavia, molte di queste soluzioni non sono ancora “scalate” in politiche e nuove istituzioni. Un esempio emblematico che certifica la necessità di “trovare” nuovi equilibri riguarda il mondo del lavoro. La pandemia ha evidenziato due dimensioni fondamentali del lavoro: una acquisitiva, legata al giusto compenso, ed una espressiva, che riguarda la realizzazione personale. Questi due elementi devono trovare un equilibrio. Un sistema che non riesce a valorizzare entrambi si svuota di significato, riducendo il valore di molte professioni e limitando la competitività e l’inclusività del nostro sistema socio-economico.
Cambiare le regole del gioco, per non far “vincere” sempre gli stessi
Il futuro del lavoro giusto e decente non si risolve solo con un salario adeguato, ma con istituzioni che valorizzino il cittadino-lavoratore, come ricordava Adam Smith. Le sfide che affrontiamo, dal digitale alla sostenibilità ambientale, richiedono istituzioni nuove, in grado di adattarsi ai cambiamenti globali. È necessario riformare le regole del gioco, riconoscendo che queste sono all’origine sia dei “vizi” che delle “virtù” del nostro tempo. L’innovazione sociale non deve limitarsi a “farsi certificare” dagli indicatori ESG, ma deve puntare a creare nuove istituzioni ed economie più inclusive. La transizione non può essere guidata solo da obiettivi settoriali, ma deve orientarsi verso una prospettiva di “capacitazione”, ampliando le opportunità per tutti i cittadini e riducendo le disuguaglianze territoriali e personali. Non basta concentrarsi sulle risorse: dobbiamo occuparci delle regole che governano il sistema. Le istituzioni attuali, troppo spesso ripiegate nella costruzione del governo e poco sulla governance, necessitano di una “correzione di rotta” per favorire una cooperazione autentica e condividere equamente il valore creato. La sussidiarietà, nelle sue diverse forme (verticale, orizzontale e circolare), diventa così il metodo più adeguato per agire sulle cause dei problemi, ridisegnando la natura delle politiche e delle strategie di sviluppo locale. In particolare, la sussidiarietà circolare, che prevede la condivisione della sovranità tra Stato, mercato e comunità, rappresenta una delle chiavi per una vera trasformazione istituzionale. Siamo chiamati a stimolare un’“innovazione di rottura”, un ripensamento radicale dei paradigmi di sviluppo economico e sociale. Il futuro non può essere intrappolato dalle paure del presente, ma deve essere costruito con organizzazioni capaci di adattarsi e crescere in modo trasformativo. Douglas North ci ricorda che le istituzioni non sono solo regole, ma la base degli incentivi che guidano il comportamento umano. Cambiare le regole del gioco significa aprire la strada a un’innovazione sociale che non sia solo una “soluzione nuova”, ma una “istituzione nuova”. Solo così potremo plasmare un futuro che sia frutto della responsabilità e partecipazione di tutti, e non il risultato di decisioni prese da pochi. Il vero rischio che corriamo non è quello di imbatterci nell’imprevisto, ma di aver paura nell’affrontare l’incertezza. Siamo chiamati quindi a costruire una società in cui le regole del gioco rendano desiderabile e fattibile l’interdipendenza fra persone e istituzioni diverse, generando così un progresso autentico.
Le “regole del gioco” che governano le scelte economiche e sociali, al centro delle Giornate di Bertinoro 2024
Di questo e molto altro parleremo alle Giornate di Bertinoro, dall’11 al 12 ottobre, con l’intento di rendere i partecipanti, e chi ci ascolterà in streaming, più consapevoli e motivati rispetto al ruolo che siamo chiamati a “giocare” in questo cambio d’epoca. Dopo aver approfondito nel 2022 il valore del “Riconoscersi” e rilanciato nel 2023 la necessità di recuperare la “La sostanza delle organizzazioni”, la due giorni di AICCON si propone di rendere pubblica e concreta l’esigenza di “cambiare le regole del gioco”, riflettendo e condividendo proposte che nascono da una visione antropologica positiva e da un paradigma economico ancorato al valore irriducibile del civile.
Paolo Venturi
Paolo Venturi è Direttore di AICCON e The Fund Raising School e membro del Comitato Scientifico di Social Impact Agenda per l’Italia.
Docente di imprenditorialità sociale e innovazione sociale presso l’Università di Bologna (CAF in Welfare Community Manager – Master in Economia della Cooperazione) e numerose altre università ed istituzioni.
Componente del Consiglio Nazionale del Terzo settore e del Comitato Scientifico della Fondazione Symbola, Fondazione Unipolis e di Nesta Italia.
Componente del Gruppo di Esperti nominati da Ministero Lavoro, per la realizzazione della strategia italiana per la Terzo Economia, membro della Consulta della cooperazione Regione Toscana e della Consulta della cooperazione sociale della Regione Emilia-Romagna.
Autore di numerose pubblicazioni fra cui “DOVE. La dimensione di luogo che ricompone impresa e società” e “Imprese ibride. Modelli d’innovazione sociale per rigenerare valori” editi da Egea.
Componente del Comitato Scientifico di Corriere Buone Notizie, collabora con numerose testate e blog fra cui Il Sole 24 Ore, Il Corriere della Sera e Vita Magazine.
𝐒𝐈𝐀 𝟐𝟎𝟑𝟎 è il 𝐛𝐥𝐨𝐠 di Social Impact Agenda per l’Italia sulla 𝐅𝐢𝐧𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐚 𝐈𝐦𝐩𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐠𝐥𝐢 𝐒𝐃𝐆𝐬.
Pensieri, analisi e proposte per una nuova finanza a beneficio delle persone, delle comunità e del pianeta.
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