Con 17 voti a favore, 6 contrari e 2 astensioni, lunedì 13 ottobre 2025, la Commissione per gli Affari Giuridici del Parlamento Europeo ha approvato la sua posizione negoziale sulle modifiche alle direttive sulla rendicontazione di sostenibilità (CSRD) e sulla due diligence (CSDDD), oggetto del Pacchetto Omnibus, presentato dalla Commissione europea lo scorso 26 febbraio.
Riguardo la CSRD: se la Commissione europea aveva originariamente proposto di tagliare dell’80% il numero di aziende tenute a effettuare la rendicontazione sociale e ambientale, gli eurodeputati chiedono di ridurne ulteriormente l’ambito di applicazione, per includere solo le aziende con oltre 1.000 dipendenti in media e un fatturato netto annuo superiore a 450 milioni di euro. Ciò si applicherebbe anche alla rendicontazione sulla sostenibilità ai sensi delle regole della tassonomia (ovvero una classificazione degli investimenti sostenibili).
Per le imprese non più soggette alla CSRD, la rendicontazione sociale e ambientale sarebbe volontaria, in linea con le linee guida della Commissione. Per impedire alle grandi aziende di trasferire i loro obblighi di rendicontazione sui loro partner commerciali più piccoli, a questi ultimi non sarebbe consentito richiedere informazioni al di là degli standard volontari. Anche la rendicontazione specifica per settore, in base a quanto indicato nella bozza, diverrebbe volontaria e gli standard di rendicontazione sulla sostenibilità esistenti verrebbero ulteriormente semplificati con un focus sulle informazioni quantitative e sulla riduzione dell’onere amministrativo e finanziario.
La Commissione istituirebbe inoltre un portale digitale per le aziende con accesso gratuito a modelli, linee guida e informazioni su tutti i requisiti di rendicontazione dell’UE, a complemento del Punto di Accesso Unico Europeo (European Single Access Point).
Secondo gli eurodeputati, le norme di due diligence, che richiedono alle aziende di prevenire e mitigare il proprio impatto negativo sui diritti umani e sull’ambiente, dovrebbero applicarsi solo alle grandi imprese dell’UE con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato annuo netto superiore a 1,5 miliardi di euro, estendendosi anche alle imprese straniere con un fatturato netto nell’UE che superi la stessa soglia.
Invece di richiedere sistematicamente informazioni ai propri partner commerciali per le valutazioni di due diligence, gli eurodeputati propongono che queste aziende adottino un approccio basato sul rischio, domandando le informazioni necessarie solo nei casi in cui sussista la possibilità di un impatto negativo derivante dalle attività dei partner. Per le aziende al di fuori dell’ambito di applicazione, tale richiesta sarebbe possibile solo come extrema ratio. Le imprese resterebbero comunque obbligate a elaborare un piano di transizione che allinei la loro strategia a un’economia sostenibile e agli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
La responsabilità per i danni causati dalla violazione degli obblighi di due diligence dovrebbe essere disciplinata dal diritto nazionale e non a livello di UE. Il limite massimo per le sanzioni pecuniarie per le imprese inadempienti sarebbe fissato al 5% del loro fatturato globale, e la Commissione e gli Stati membri dovrebbero fornire orientamenti alle autorità nazionali per l’applicazione di tali sanzioni.
Prossime Tappe
Se il Parlamento approverà tali modifiche durante la prossima sessione plenaria del 20 ottobre a Strasburgo, a partire dal 24 ottobre verranno avviati i negoziati tra Parlamento, Commissione e Consiglio dell’Unione europea, a seguito dei quali potrebbe risultare un’ulteriore rivisitazione dei testi.
Fonte: Comunicato stampa del Parlamento Europeo, 13/10/2025