
di Valeria Cipollone, Senior Policy Officer, ESMA – European Securities and Markets Authority
Lo sviluppo del mercato europeo dei prodotti e servizi finanziari sostenibili (Environment, Social and Governance o ESG), determinatosi nel corso degli ultimi anni, ha generato delle nuove opportunità per i risparmiatori, che possono riflettere le loro preferenze in materia di
sostenibilità nelle scelte di investimento. Tuttavia, questa evoluzione può essere accompagnata dall’insorgere di alcuni rischi.
Pratiche di greenwashing nel mercato finanziario europeo
In una condizione di disallineamento tra la crescente domanda per i prodotti finanziari ESG e – al contempo – il limitato numero di asset (attività e beni) che possono essere definiti come sostenibili (con particolare riferimento ai criteri della Tassonomia europea), i partecipanti al mercato (banche, fondi di investimento, etc) potrebbero avere un incentivo a cercare di ottenere maggiori profitti, rafforzando a questo scopo il proprio profilo di sostenibilità. Per raggiungere questo obiettivo, potrebbero dunque mettere in atto pratiche fraudolente o diffondere informazioni che possono essere fuorvianti se non addirittura false, che hanno comunque l’effetto di sviare gli investitori nelle loro decisioni.
Per comprendere la natura e la diffusione di questo genere di comportamenti, connessi agli aviluppi del mercato, nel 2022 la Commissione Europea ha richiesto alle tre Autorità di supervisione europee (ESMA, EBA, EIOPA) di produrre degli approfondimenti in maniera coordinata ma autonoma, ciascuna secondo la propria prospettiva, sul cosiddetto “greenwashing”. Secondo la definizione condivisa messa a punto dalle tre Autorità, il “greenwashing” è da intendersi come “una pratica in cui dichiarazioni, affermazioni, azioni o comunicazioni relative alla sostenibilità non riflettono in modo chiaro e corretto il profilo di sostenibilità di un’entità, di un prodotto finanziario o di servizi finanziari. Tale pratica potrebbe indurre in errore consumatori, investitori o altri partecipanti al mercato”.
Greenwashing: esempi reali per comprendere i rischi
Alcuni esempi, definiti nel corso di questi approfondimenti, possono aiutare a tradurre il concetto nella pratica. Si potrebbe considerare una banca che emette delle obbligazioni verdi per finanziare la produzione di energia rinnovabile, ma che destina poi una parte dei proventi dell’emissione a progetti che impiegano di fonti fossili. Un altro esempio potrebbe essere quello di un’azienda energetica che mette sul proprio sito immagini di impianti eolici o fotovoltaici, quando la stessa produce energia utilizzando in larga parte fonti non rinnovabili. Allo stesso modo si potrebbe menzionare un fondo best in class che dichiara di promuovere obiettivi ambientali (senza ulteriormente specificarli) attraverso la selezione di aziende con il massimo rating ESG, basandosi su un rating interno e senza illustrare come lo stesso sia strutturato e misuri il raggiungimento nel tempo degli obiettivi ambientali.
Per sintetizzare, il greenwashing può quindi derivare da comportamenti fuorvianti adottati da operatori di mercato, come l’omissione o la selezione opportunista di informazioni (cherry picking), l’utilizzo di un linguaggio ambiguo o esagerato, la pubblicazione di dichiarazioni di sostenibilità (anche da intendersi come immagini o contenuti non testuali) con potenziale ingannevole. Gli operatori possono agire sia in via intenzionale (il che rappresenta un fattore aggravante) che non, a livello di entità (ossia impresa), di prodotto o servizio finanziario, sia all’interno che all’esterno del perimetro legislativo europeo. Ciò può avvenire nei diversi punti e momenti del ciclo di vita di un prodotto o servizio finanziario all’interno catena del valore degli investimenti sostenibili (che comprende gli emittenti, i gestori dei fondi, gli amministratori degli indici di riferimento e i fornitori di servizi di investimento). Il greenwashing può generare o meno un danno immediato a consumatori e investitori o un vantaggio commerciale iniquo e può in ogni caso minare la fiducia nei mercati e nelle politiche di finanza sostenibile.
È opportuno richiamare due fenomeni correlati al greenwashing, ossia il greenbleaching e il greenhushing, che indicano i casi in cui gli operatori di mercato anziché fare delle dichiarazioni false o fuorvianti, evitano di dichiarare o cercano di nascondere o sminuire le caratteristiche ESG dei loro prodotti, con l’obiettivo di evitare potenziali rischi legali, reputazionali e di dover far fronte agli obblighi della regolamentazione di settore.
ESMA, EBA, EIOPA e le Autorità nazionali per un mercato affidabile
In questo scenario, è emersa dunque l’esigenza di mantenere un ambiente affidabile (trusted) per gli investimenti sostenibili, e soprattutto di proteggere gli investitori al dettaglio contro i rischi di greenwashing. Tale tutela è affidata alle autorità nazionali ed europee di supervisione ovvero ESMA, EBA, EIOPA, che operano sulla base del proprio mandato, iscritto nell’ambito della regolamentazione domestica ed europea relativa alla finanza sostenibile.
Attualmente, il numero di violazioni regolamentarie accertate e i relativi provvedimenti sanzionatori sono ancora contenuti. In un recente caso, l’Autorità competente francese, Autorité des marchés financiers ha concluso un accordo di composizione amministrativa con il fondo di investimento immobiliare Primonial Reim, imponendo un’ammenda di 40 mila euro. La società ha acquisito due beni immobili attraverso il suo fondo PREIM SRI, dedicato agli investimenti sostenibili e responsabili. Tuttavia, nell’ambito di una ispezione condotta dall’AMF, gli elementi relativi alla valutazione di sostenibilità di questi beni (ESG score e due diligence), necessari a giustificare la loro acquisizione tramite il fondo citato, risultavano mancanti. In seguito al provvedimento, Primonial Reim si è impegnata a versare l’importo della sanzione e a fornire la documentazione che al momento del controllo non era presente.
Contro il greenwashing: una responsabilità condivisa
Due riflessioni per concludere. In primo luogo, occorre ricordare che l’ambito della sostenibilità è relativamente nuovo e comunque in forte evoluzione, sia dal punto di vista dei mercati che regolamentare (si veda, ad esempio, la recente proposta avanzata dalla Commissione europea per la semplificazione normativa, denominata “Omnibus”). Le Autorità nazionali ed europee di supervisione sono quindi impegnate in una costante opera di coordinamento, in un lavoro di approfondimento e rafforzamento delle proprie competenze, e nell’utilizzo progressivo di strumenti utilizzati come quelli del SupTech (con questo termine si fa riferimento alle tecnologie applicate alle attività di supervisione).
In secondo luogo, è importante sottolineare che le autorità nazionali ed europee hanno un ruolo di fondamentale per contrastare i rischi di greenwashing. Tuttavia, anche il mercato ha una responsabilità nel mitigare questi rischi e nell’offrire informazioni chiare e non fuorvianti agli investitori, mettendoli nelle condizioni di fare scelte che rispecchino realmente le loro preferenze sulla sostenibilità. Solo in questo modo è possibile assicurare un funzionamento corretto del mercato, in cui gli investitori possano compiere scelte basate sulla trasparenza e su informazioni di qualità, garantendo così un afflusso di risorse a progetti dai comprovati obiettivi ambientali o sociali, per alimentare una crescita sostenibile e durevole.
Per ulteriori approfondimenti
Rapporti sul greenwashing di ESMA (Progress e Final)
Pagina web ESMA sulla finanza sostenibile
Valeria Cipollone
Valeria Cipollone è Senior Policy Officer presso l’ESMA, in distaccamento dal Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Da cinque anni si occupa delle politiche relative alla finanza sostenibile, in particolare del quadro regolamentare europeo. In precedenza ha lavorato presso il Gabinetto del Ministro dell’Economia e ha maturato alcune esperienze giornalistiche. Si è laureata in Economics presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e ha avviato il suo percorso professionale presso il think tank “Bruegel”, con sede a Bruxelles.
𝐒𝐈𝐀 𝟐𝟎𝟑𝟎 è il 𝐛𝐥𝐨𝐠 di Social Impact Agenda per l’Italia sulla 𝐅𝐢𝐧𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐚 𝐈𝐦𝐩𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐠𝐥𝐢 𝐒𝐃𝐆𝐬.
Pensieri, analisi e proposte per una nuova finanza a beneficio delle persone, delle comunità e del pianeta.
Iscriviti alla Newsletter SIA e ricevi gli aggiornamenti dall’ecosistema dell’impact investing italiano e internazionale.
Eventi, novità e opportunità dal mondo della finanza a impatto, insieme agli approfondimenti dal nostro blog, periodicamente, nella tua casella di posta.