di Paola Bellotti, Direttrice Sostenibilità e Sviluppo Coopfond

Coopfond, fondo mutualistico di Legacoop, ha avviato nel 2020 un percorso verso la transizione sostenibile delle imprese cooperative, ponendosi come un attore riconosciuto della finanza di impatto.

La presa d’atto che il cambiamento climatico ci pone di fronte a scelte obbligate, e non più a una gamma di opzioni possibili, ha generato una forte consapevolezza, che ha portato Coopfond alla strutturazione un Piano basato sulla sostenibilità come orizzonte di azione
del movimento cooperativo.

Coopfond ha deciso di indurre la progressiva trasformazione del segmento cooperativo di riferimento in una struttura economica che persegua in modo deliberato, coordinato e gestito, obiettivi di impatto sociale positivo. Ciò significherà sostenere un cambiamento radicale nelle cooperative per orientarle verso un modello di sostenibilità, attraverso una selezione attenta dei soggetti cui destinare le risorse, una negoziazione più serrata sui risultati attesi e un accompagnamento lungo tutto il percorso di crescita. Si è reso quindi necessario dotarsi di un sistema di classificazione degli interventi più adeguato.

Un nuovo rating di sostenibilità per Coopfond

Il nuovo rating di sostenibilità, adottato formalmente a partire dall’esercizio 2021/22 e ancora in fase di “rodaggio”, ha l’obiettivo di dotare il Fondo di uno strumento, in fase d’istruttoria, capace di mappare il contributo degli interventi ai temi di materialità e agli obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 (SDGs). Il nuovo strumento esprime con un indicatore sintetico, pesato sulle priorità emerse dall’attività di stakeholder engagement, un giudizio di sintesi sul livello di contributo dell’intervento alla sostenibilità e agli SDGs, tale da poter supportare gli Amministratori nelle decisioni di investimento del Fondo.

Il rating si ottiene seguendo uno schema che fa emergere quanto quel singolo investimento del Fondo all’interno di una cooperativa possa contribuire a un tema di materialità definito, per esempio la valorizzazione del modello cooperativo, oppure la gestione degli impatti
ambientali. A ogni tema di materialità sono poi collegati alcuni SDGs, quelli a cui contribuisce quel particolare tema di materialità.

Per Coopfond l’introduzione del nuovo rating è il punto di partenza per evolvere verso la valutazione d’impatto dei suoi 2 interventi, basata su una misurazione di elementi quantitativi e attendibili nel tempo, che possa essere utilizzata anche nella fase di monitoraggio delle posizioni. Infatti, c’è una spinta ad arrivare a classificare tali investimenti in maniera più granulare. Per fare questo, non è solo necessario un sistema di rating, ma è necessario adottare un approccio alla gestione d’impatto.

Dal rating di sostenibilità alla gestione dell’impatto

Per rendicontare, individuare e misurare gli impatti generati su ambiente e società, Coopfond ha deciso di intraprendere un percorso che parte dall’adozione di un processo gestionale dell’impatto promosso da Impact Management Project (IMP).

Il modello IMP si basa su una matrice che mette in relazione l’impatto generato dagli investimenti sottostanti (per Coopfond, il portafoglio investito in attività rotativa e strategica), con il contributo stesso che il Fondo esercita tramite la propria strategia di investimento, in relazione alla generazione di impatti positivi per le persone e il pianeta.

Se consideriamo che nel panorama di chi fa attività di investimento esiste una varietà di motivazioni e valori alla base della attività caratteristica, è possibile immaginare che tali attori possano essere qualificati a seconda delle intenzioni di impatto che manifestano e implementano. Le intenzioni possono variare lungo uno spettro che parte da impegni generici (mitigare rischi) e arriva a impegni definiti (dare supporto a uno specifico target di persone, comunità, o a uno specifico risultato), in una sorta di progressione verso l’impatto.

Secondo IMP, la misura in cui le imprese, ossia il sottostante di ogni Fondo di investimento, si prefiggono l’obiettivo di prevenire impatti negativi e aumentare impatti positivi dipende, anch’essa, dalle loro intenzioni. Queste tipicamente rientrano in una di tre grandi categorie di organizzazioni:

  • Classe A. Le organizzazioni che cercano di evitare danni nei confronti dei propri stakeholder, perché si preoccupano in qualità di cittadini responsabili e/o perché vogliono mitigare i rischi (A – Act to avoid harm);
  • Classe B. Le organizzazioni che, oltre a cercare di evitare danni nei confronti dei propri stakeholder, vogliono generare benefici nei loro confronti (benefici per le persone e per il pianeta), perché credono che le attività che generano effetti positivi 3 sosterranno anche le performance finanziarie nel lungo termine e/o perché credono che le aziende debbano fornire un contributo alla società (B – Benefit stakeholders);
  • Classe C. Le organizzazioni che, oltre a cercare di evitare danni e generare benefici per gli stakeholder, vogliono contribuire a individuare soluzioni rispetto a specifiche sfide ambientali e/o sociali e per un particolare gruppo di stakeholder (C – Contribute to solutions).

Nel caso di Coopfond, il rating di sostenibilità è stato elaborato in maniera tale che a seconda del punteggio raggiunto che misura il contributo dell’intervento ai temi di materialità, si arrivi a collocare ciascun impiego o in classe A o in classe B. Per quanto riguarda la classe C, il Fondo ha reputato opportuno inserire all’interno di questa classe solo gli interventi che si qualificano per aver identificato un obiettivo di impatto. Devono
essere in grado di misurare e monitorare gli impatti durante l’intero periodo di permanenza del Fondo all’interno della società, come socio finanziatore o come ente creditore.

Coopfond deve essere in grado di stabilire, insieme all’impresa target, l’intenzionalità, la misurabilità e l’addizionalità degli obiettivi di impatto definiti ex ante, durante la fase istruttoria.

Una strategia che premia gestione e misurazione d’impatto verso Agenda 2030

La strategia del Fondo è di poter operare tramite le proprie leve caratteristiche – ovvero il costo della finanza, i volumi di risorse a disposizione, i tempi di rientro previsti del capitale e i costi accessori dei servizi erogati – per premiare quelle imprese che intendono collocarsi appieno nell’ottica della gestione e misurazione degli impatti.

Ad oggi, è prevista una premialità di una riduzione del tasso di remunerazione delle partecipazioni o dei finanziamenti di massimo 1 punto percentuale, al raggiungimento di risultati di impatto derivanti dalla Teoria del Cambiamento proposta dalla singola cooperativa target.
Questo “equipaggiamento”, utile alla valutazione e alla classificazione della capacità di generazione di impatti positivi dell’attività finanziaria di Coopfond, serve a segnalare al settore cooperativo di riferimento una rinnovata strategia: il Fondo intende mobilitare le proprie risorse, con un impegno concreto e monetario, verso le attività che contribuiscono all’Agenda 2030 perché le cooperative devono giocare il ruolo di costruttori di sostenibilità e di cambiamento positivo per le persone e il pianeta – soprattutto per poter continuare a svolgere il proprio ruolo di operatori economici al servizio delle persone e dei loro bisogni essenziali, come hanno fatto negli ultimi centocinquanta anni.

L’altra ragione alla base di questa strategia è il miglioramento della propria accountability: è necessario oggi saldare fortemente la relazione di fiducia che esiste tra lo strumento finanziario dedicato e le cooperative, per poter mobilitare risorse aggiuntive. Coopfond è consapevole che nei prossimi anni probabilmente non potrà far fronte al fabbisogno espresso e latente delle cooperative di Legacoop. Ciò implica l’obbligo di un impegno immediato a costruire relazioni di collaborazione e di cooperazione con altri strumenti finanziari che condividono la logica della sostenibilità e della generazione di impatti positivi. Tale strategia è in atto e vede la possibilità di elaborare operazioni congiunte, anche a fronte di operazioni di investimento complesse come quelle, per esempio, che riguardano le nuove forme dell’abitare e la rigenerazione urbana, con altri fondi di investimento oggi presenti nel panorama italiano.

Paola Bellotti

Paola Bellotti, Direttrice Sostenibilità e Sviluppo Coopfond e membro del Consiglio Direttivo SIA, lavora nel settore della finanza «alternativa» da circa vent’anni. Dopo gli studi universitari svolti negli Stati Uniti (University of Washington, Seattle, 1999, 2001), si è dedicata al settore della microfinanza per circa dieci anni, lavorando sia in ambito non-governativo (ONG) che nel settore pubblico (FAO), con mansioni dedicate a generare progetti per favorire l’accesso al credito dei soggetti imprenditoriali deboli. Ha lavorato in diverse regioni di sviluppo della microfinanza, per lo più in America Latina e Sud-Est Asiatico. È entrata poi nel movimento cooperativo, dove ha proseguito il proprio impegno verso l’accesso al credito, la pianificazione finanziaria, e nell’ultimo quinquennio, la lettura dell’impatto sociale ed ambientale delle imprese cooperative. Ha frequentato un Master dedicato al tema del contributo delle imprese ibride e sociali allo sviluppo sostenibile, presso la London School of Economics (LSE, 2019). 

𝐒𝐈𝐀 𝟐𝟎𝟑𝟎 è il 𝐛𝐥𝐨𝐠 di Social Impact Agenda per l’Italia sulla 𝐅𝐢𝐧𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐚 𝐈𝐦𝐩𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐠𝐥𝐢 𝐒𝐃𝐆𝐬.

Pensieri, analisi e proposte per una nuova finanza a beneficio delle persone, delle comunità e del pianeta.

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