Non è più possibile procrastinare: accelerare i processi di transizione energetica con l’adozione immediata di misure finalizzate a favorire l’innovazione e gli investimenti è l’unico modo attraverso cui l’Italia potrà riservarsi un futuro di crescita sostenibile, con ricadute positive sistemiche sull’ambiente, le persone e l’economia. A dirlo, forte e chiaro, è il Rapporto di Primavera ASviS “Scenari per l’Italia al 2030 e al 2050. Le scelte da compiere ora per uno sviluppo sostenibile” presentato martedì 7 maggio, in occasione dell’apertura del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2024, a Ivrea, presso Officina H, già headquarter Olivetti.

“L’analisi indica con chiarezza che l’Italia deve cogliere la transizione energetica come occasione per fare innovazione a tutto campo. Chi vuole rinviare la transizione in nome dei costi da subire nei prossimi anni per realizzarla successivamente in realtà punta a scaricare sui più deboli e sulle generazioni future i danni dell’inazione” – ha dichiarato il Direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini. “Oggi le politiche nazionali in materia energetica, climatica, sociale e istituzionale appaiono incerte e contraddittorie, nonostante gli impegni internazionali assunti a settembre 2023 in occasione del Summit ONU sull’attuazione dell’Agenda 2030, a dicembre 2023 in occasione della COP28 e nel corso del recente G7-ambiente a presidenza italiana. Le proposte dell’ASviS, se recepite dal Governo, consentirebbero all’Italia di aumentare il reddito e la competitività, ridurre la povertà e le disuguaglianze, migliorare la qualità dell’ambiente, coinvolgere le nuove generazioni nella vita politica del Paese. Le elezioni europee devono essere l’occasione per rafforzare le politiche comuni a favore dello sviluppo sostenibile e operare quelle riforme istituzionali che rendano l’Unione europea un soggetto più forte e coeso, in grado di affrontare le crisi attuali e quelle future”.  

All’interno del Rapporto vengono presentate le misure elaborate dal Governo e dal Parlamento italiano (compresa la revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza operata a fine 2023) negli ultimi 18 mesi in materia SDGs: “se il Rapporto annuale di ottobre 2023 aveva documentato con chiarezza, sulla base degli indicatori statistici ufficiali, il grave ritardo dell’Italia rispetto al raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, questo Rapporto di primavera mostra con altrettanta chiarezza che le politiche adottate nel corso degli ultimi 18 mesi non appaiono in grado di produrre quel cambio di passo prefigurato dalla nuova Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile, adottata dal Governo il 18 settembre scorso”, si legge all’interno del Rapporto.
“Infatti, se l’obiettivo è migliorare significativamente la condizione economica, sociale e ambientale del Paese e il funzionamento delle sue istituzioni, non si può non notare l’insufficienza e la contraddittorietà dei provvedimenti adottati, alcuni dei quali vanno nella direzione giusta, mentre altri allontanano il Paese dal sentiero indicato dalla Strategia. Peraltro, è lo stesso Governo, nella relazione inviata al Parlamento a marzo sull’impatto dell’ultima Legge di Bilancio sugli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile a valutare come sostanzialmente irrilevante per il triennio 2024-2026 la manovra economica in termini di riduzione delle disuguaglianze tra ricchi e poveri, delle emissioni di gas climalteranti, della povertà, della mancata partecipazione al mercato del lavoro, del divario occupazionale di genere e della dispersione scolastica.  In altri termini, il Governo stesso ritiene che, a meno di significativi cambi di rotta, all’inizio del 2027, cioè a soli quattro anni dalla scadenza dell’Agenda 2030, l’Italia continuerà a presentare una situazione decisamente insoddisfacente da molti punti di vista”, osserva il Rapporto.  

Nel documento viene offerta una fotografia dello stato di esecuzione dei piani nazionali per la promozione di uno sviluppo sostenibile in Italia in materia di energia-clima e adattamento al cambiamento climatico: “nel corso dei 18 mesi di attività, il Governo ha approvato la SNSvS e altri documenti programmatici potenzialmente molto importanti per il futuro del Paese, quali la bozza del Piano Nazionale Integrato Energia-Clima (PNIEC), da rendere definitivo entro il 30 giugno di quest’anno, il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), la Strategia Nazionale per l’Economia Circolare e la Strategia Nazionale per la Biodiversità. Gli esperti e la società civile, compresa l’ASviS, hanno accolto con favore questi documenti, anche se è stata osservata la scarsa ambizione di alcuni di essi e la mancanza di risorse adeguate in grado di trasformare i piani in atti concreti”. 

Al contrario, il Rapporto rileva come l’ultima legislatura europea, in particolare nel 2023 3 2024, abbia promosso, come mai prima nella storia dell’UE, iniziative legislative espressamente legate all’attuazione dell’Agenda 2030 e come, nonostante tensioni politiche sempre maggiori abbiano rallentato l’adozione di alcuni provvedimenti o ne abbiano circoscritto la portata, le diverse Strategie, Direttive e Regolamenti abbiano provato a concretizzare quanto indicato dai quadri strategici del Green Deal europeo, del Pilastro europeo dei diritti sociali e del decennio digitale. Il Rapporto fa poi un confronto fra i programmi elaborati dalle diverse forze politiche italiane in occasione delle imminenti delle elezioni europee in materia di transizione verde e giusta.

Centrale, nel merito del Rapporto è la nuova analisi, sviluppata da ASviS ed Oxford Economics, riguardante la situazione italiana al 2030 e al 2050. Quattro gli scenari delineati per il futuro del nostro Paese: “Net Zero Transformation”; “Business as usual”; “Transizione tardiva”; “Inazione”.
Dallo studio emerge che, con lo scenario “Net Zero Transformation”, l’occupazione e il PIL in Italia vedrebbero una crescita stimata del +2,2% nel 2050, con una contestuale, importante contrazione del debito pubblico. Avviare invece una transizione tardiva, dopo il 2030, avrebbe un’incidenza negativa sui sistemi produttivi e finanziari, inasprendo ulteriormente le disuguaglianze già esistenti. L’inazione, infine, avrebbe come esito ineluttabile la catastrofe: nel 2050 le temperature in Italia si innalzerebbero di oltre 3 C° e il PIL crollerebbe del 30%.

 “I risultati degli scenari analizzati rendono evidente che la lotta al cambiamento climatico è una vera e propria questione di sicurezza nazionale e questo Rapporto arriva in un momento decisivo per la storia dell’Italia e dell’Europa, un momento nel quale è necessario prendere decisioni fondamentali per il nostro presente e futuro. Scenari catastrofici, rinvio della transizione energetica, decarbonizzazione entro il 2050, decarbonizzazione associata ad una forte spinta all’innovazione a tutto campo: queste sono le quattro possibilità che abbiamo davanti, come Italia, come Unione europea e come mondo (…). Di fronte a quel quadrivio si trovano le forze politiche che hanno il compito di proporre piattaforme serie e credibili per portare l’Italia sul sentiero dello sviluppo sostenibile. Sia quelle che erano in maggioranza nel 2015 e che hanno firmato, a nome dell’Italia, l’Agenda 2030, sia quelle che sono maggioranza oggi e che a settembre scorso hanno confermato, a nome dell’Italia, l’impegno ad attuarla entro la fine di questa decade”, si legge nel Rapporto.

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